giovedì 24 luglio 2014

Sogno Rosso

[ è scritto a cazzo perchè non c'ho vogliaaaaaaaaaaaaaaaa ]


Un sole, dodici specchi di luce, Nessuna giaceva in Niente. Ed era Amore.

"Lo sento... "
"Riesco ad avere la consapevolezza di sentirmi dentro, allora
 Dove sono?"
Emilie voleva fuggire dormendo. Ma le Notti erano un tormento per lei. Il suo dolce corpo trovava conforto nelle coperte assai vistose e gonfie, di delicatezza innocente, e fra i morbidi cuscini che la facevano sprofondare come le piaceva tanto. Non sapeva che amava quella sensazione perchè il suo Cuore amava andare giù.
Aveva i sensi, e gli permettevano di percepire la sua carne, e provare il piacere dello sfiorarsi.. i peli si drizzano e il freddo diventa quasi un brivido di orgasmo. Le sue mani.. Poteva muoverle e sentire, toccandosi, i suoi confini. Aveva gli occhi.. guardavano fisso un punto nel soffitto.. Emilie muoveva gli occhi e i pensieri con loro. Non voleva muovere gli occhi, voleva toglierseli. Leggeva continuamente di storie in quel soffitto ed il tormento della precarietà dell'esistenza le parlava forte all'orecchio: sogna. Aveva le orecchie.. ma di notte si giravano dentro, ed Emilie sentiva solo un' angoscia indefinita dentro di sè, come una stazione radio su una frequenza sbagliata. Sentiva delle voci parlare forte, questo è bene, questo è male. Fai, domani, ieri.. Le voci erano molto collegate ai suoi occhi...
 Aveva il gusto.. e l'erotismo delle sue ninnananne le permettevano di assaggiarsi.. 
"Cosa sono Io?"
Occhi fissi al muro.. pensieri placati.. "sono morta?"
Solo diventando la sua ninnananna Emilie poteva dormire. Così fece e quasi per caso quella notte conobbe la Leggerezza.

Le danze dell'aria hanno un motivo sconosciuto alla rete neuronale, ed il corpo è solo un'insieme di quelle stesse danze.
Per questo lo spirito di gravità spinge al basso e rende concreto l'intangibile.
Dev'esserci un tramite per poter comunicare. Per poter divenire quaggiù.

Ma questo divenire è solo un illusione dei sensi, e tutti i suoi problemi esistono solo nella mente. La realtà è instabile ed essere incoerenti è la libertà più grande.
NO ai sigilli, si addormentò.

Emilie passeggiava lungo la strada che dava verso le campagne, piena della sua malinconia.
Emilie era avvolta in un lungo vestito nero, troppo poco per resistere a quel freddo che stava pian piano arrivando. Lo sentiva scendere alla terra con la leggerezza dell'aria che toccava i suoi lunghi capelli. Neri. Il tagliente brivido che accompagnava i suoi passi le diede una strana emozione, simile alla gioia ma tanto impregnata di Dolore.
Emilie camminava, forse non sapeva neanche lei dove stava andando, ma era certa di esserci e di aver esaurito tutte le sue speranze. Era solita percorrere quella strada nei lunghi crepuscoli delle sue giornate, ma quella sera la nebbia era più fitta del solito ed i suoi pensieri tremendamente intensi sembravano dissolversi in quella foschia lasciando solo un confuso biascichio nella mente che non aveva spazio per il presagio. Le sue mani, che fino a poco prima era raccolte in loro, rivolsero i palmi al cielo e sentirono le gocce di nebbia che rendevano bagnata e fredda l'aria accarezzarle trasportate da un vento che sapeva di un sospiro. I suoi passi si susseguivano con un' andatura di cui non aveva coscienza, i suoi piedi presero a trascinarsi e lei dovette chiudere gli occhi, tanto il Nulla e la nebbia avevano preso il suo cuore. - è Vuoto - realizzò. Si lasciò andare a terra. Cadde. Cadde come mai nella sua vita. La terra sembrava essersi dissolta dai suoi piedi. Era come un tunnel, la cui sensazione di vuoto non permetteva agli occhi di rimanere chiusi. Lì aprì di scatto, senza riuscirci. Li strizzò appena e solo a quel punto si rese conto che stava con la schiena distesa su di un muro. Riaprì gli occhi, erano freddi e socchiusi, vide che quel muro era una lapide. Si guardò intorno e fra la folta nebbia riuscì a scorgere di essere in un cimitero. Assurdo. Non aveva mai incontrato quel cimitero, eppure Emilie conosceva benissimo quel posto, lei ci era nata e tutte le volte che aveva del tempo libero amava percorrere quella strada che si allontanava dalla città e che le dava quella sensazione di poter ancora sfuggire a tutto. Quasi scherzando si disse - sto sognando - e contemporaneamente le parse di vedere una mano scivolare dietro ad un' altra lapide, più in fondo, ai suoi piedi. Si spaventò tremendamente. Questa era l'emozione che subito si scatenò nel suo cuore, ma si alzò in piedi e un po' barcollante iniziò ad incamminarsi verso quell'ombra, che simultaneamente si sporse dalla lapide. L'ombra presa la forma di un uomo. _
Da una pozzanghera presa della terra e ne uscì una rosa bianca. Una spina rese quel bianco/nero intenso un fluido cremisi

. Non trovi che questo sia romantico? - disse con un tono calmo e caldo.
Emilie fece un lungo sospiro e si sedette sulla tomba di lui. - mioddio sì...
. Questo è il quadro perfetto della malinconica oscurità. Che c'è da avere rimpianti, eppure il rimpianto è amore. Che c'è da avere dolore che nel dolore c'è l'amore e nella nebbia la morte?
Emilie si sentiva nel suo sentimento e riusciva a capirlo perfettamente, anche perchè era come se stesse capendo se stessa. Le pareva di vedere se stessa eppure non stava accadendo nulla.
. Questo cimitero è casa mia, ed è il punto da cui si parte. E' il punto della fine, ma anche quello dell'inizio. La gioia nel dolore.
E. - Dove mi trovo... percorro sempre quella strada (indicando un punto qualsiasi nella nebbia) eppure non ho mai incontrato questo posto... Oddio mi sento terrorizzata dalla gioia di questo posto..
. Mi chiamo Jacques. Tranquilla, sei sempre sulla tua strada ma ora che importa dove sei, un posto non è diverso da un altro, finchè coscienza è con sè. Ogni esperienza è solo un susseguirsi di vicende.
E. sente cosi tanto J. che la sua vista vede il sentimento di lui, sovrapponendolo. Questo scambio di organi la sobbalza fortemente e la sua coscienza ora non è più in quel posto così cupo e bello e si ritrova nel letto di cui non ricordava neanche l'esistenza poco prima e si rese conto che quello fu solo un sogno.

Era uno di quei soliti giorni che si perpetuano nell'abitudine ormai assolta come Dovere e senso civile di appartenere a qualcosa. Emilie Vedeva la desolazione di tutto questo. Lei sapeva guardare oltre le cose che succedevano, sapeva leggerne il significato, proiettandosi altrove sapeva cogliere le direzioni del flusso del tempo che stava scorrendo.
Per questo Emilie era sola. Tutto ciò che è Fuori è maledetto.
Era profondamente sconnessa da tutti gli umani, e questo la faceva sentire senza speranza. Aveva già imparato cosa voleva dire sperare. Conosceva già la dolce melodia dell'illudersi, e la amava. Quasi non riusciva a starne senza. Ma cos'è l'illusione spesso si domandava.. Le pareva che tutto poteva essere una illusione, e fra le volontà ormai evanescenti e i desideri sempre più mentali sapeva decidere di illudersi consapevolmente. Preferiva quel mondo alla realtà. Emilie era sola. E questo la faceva sentire senza speranza.

Emilie voleva conoscere se stessa perchè era l'unica cosa che Aveva. 

Entrò nel bosco , che partiva da dietro la città andandosi a perdere in un vuoto che emanava un odore irresistibile, affascinante.
La terra si faceva umida, e le foglie lasciavan spazio ad un fievole sentiero che conduceva da sè in un qualche dove.
Non aveva meta quel giorno, non aveva mai avuto una meta nella vita, si soffermava il pensiero. Mentre un vento ignoto spinge dalle spalle, ed i passi si susseguono quasi a danzare insieme all'aria, la mente si distacca ed accetta il confronto.
Una meta? Dove.
I cerchi sono sempre stati simboli significativi. Un cerchio , un ascesa ed una discesa, ma anche un infinito.
Perchè voleva dannatamente uscire dal cerchio?
Alla fine, pensò, una ripetizione è come la sicurezza.
Quasi sicuramente il senso della vita era tornare da dove si era venuti. Ed è guarda caso un cerchio.
Come fare ad uscirne? Sempre ammesso che vi sia una via d'uscita.
De - sol - azione
Il sole cominciava a battere ed Emilie prese riparo ai piedi di un albero.
"Oh fantastiche creature.
In voi giacciono i ricordi e la vita
Vi rizzate in cerca di luce piantando forti le radici nel terreno.
Siete Concreti.
Oh, voi, fantastiche creature: siete LA SOLITUDINE
eppure , l'emblema della connessione.
Possibile che noi umani siamo tanto diversi?"
Era un tormento l'interno di Emilie, come poteva trovare la pace, troppe volte vicina al togliersi la vita, troppe volte vicina ad uno sconosciuto motivo per cui continuare ad esserci.
Ed il cerchio torna ancora alla testa.
L'oggi, il domani, lo ieri, ed ancora un domani. Un infinita ripetitività- qualcuno coniava la felicità, io la di-speranza
Il desiderio mantiene vivo l'Io e l'angoscia la mente. Un eterno ritorno all'oblio.
Cerchi , cosa cerchi?
Si dovette alzare e camminare più in là- tutto intorno, una enorme foresta, foglie, alberi, sole, terra, ed una piccola salita che intraprese -
Il bosco era tremendamente bello, il cielo limpido e l'aria fresca riempivano il vuoto di un gusto che arriva a toccare fino in fondo l'animo , era forse questo un assaggio della connessione, eppure mancava qualcosa.
Ed eccolo, inaspettato il sig. Meròdie. "Oddio, inaspettato, solo lui poteva aggirarsi nel bosco a quell'ora, chiunque altro era a casa per la cena, ma lui andava a prender legna nel bosco solitamente, viveva da solo nella fattoria a valle, quella vicino al fiume , prima del bosco. Sua moglie era morta prima che nascessi ed i suoi figli, tutti scappati a Parigi, dove si viveva bene ed i Salotti ormai erano diventati il degrado che tanto rinnegavano. Patetici. Meròdie era ancora puro, dopotutto sono serena ad incontrarlo".
- Buonasera signor Meròdie!
- oooh eccola madmoiselle Emilie , dolce anima sperduta, eccoti di nuovo nel bosco alla ricerca di chissà cosa, vero?
- Buonasera Meròdie, sono qui a fare una passeggiata tranquilla, a dire il vero mi stavo perdendo in questa fantastica natura, è fantastica quasi mi parla ed io perdo il senso della mia ricerca..
il signore Meròdie pareva felicissimo di avermi sentito dire una cosa così - cosa avevo appena detto?
- Emilie.... quanto sei cresciuta.
Poggiò il suo tronco da poco tagliato e vi si sedette sopra. Mi sorrise.

"Ho camminato eternità con questa mente, e con queste gambe. Ed ogni viaggio che feci mi riportò sempre in me stesso.. Ho sempre voluto tornare al corpo dove sono nato. E sentire il piacere di viverci immerso.
Torna nel tuo cuore in ogni momento e senti ciò che ti dice , pieno o vuoto che sia siete tu e l'esistenza sempre. Non c'è nulla da cercare all'infuori di se stessi. Il peso che ci portiamo dentro è l'amore. Devi vivere l'attimo ed il dolore dell'attimo, solo il peso di questo insensato constatare è la conquista della realtà".


Prese un sassolino e lo lanciò nell'acqua, si riflessero
dei cerchi.

------------------------------------------------------------------------------------
( va avanti )

lunedì 9 giugno 2014

Pensieri random

Se si provassero a considerare le percezioni di tempo e di spazio come se fossero esclusivamente appartenenti ad elaborazioni sulla realtà fatte dal cervello, ci accorgeremmo che in realtà non esistono, ma vengono accettate (e quindi manifestate- realtàspecchio) per schematizzare le vicissitudini della vita a cui decidiamo o meno di partecipare e per innescarci un processo che permette al gioco di continuare a muoversi. 
La storia è un'illusione, come la realtà in sè è un'attività puramente cerebrale. 

Ogni realtà oggettiva è soggetta a illusione , a classificazione, impacchettamento mentale.. 
La questione è che finchè si continua a rimanere identificati con la propria attività pensiero (della mente) senza riconoscerla come esterna a sè , ( quindi il sè è indipendente dal pensiero, è un suo strumento) perdiamo il contatto con la realtà poichè l'istante percettivo è perpetuamente occupato dall'interpretazione razionale di quell'istante e di quelle percezioni e non lascia spazio al presente di emergere e quindi di realizzarsi. 

domenica 30 marzo 2014


Yokai, let me be (:
I was contemplating that
every thing is now starting requires someone who starts that,
otherwise, nothing starts.
So every time something happens , it is happened before inside my self. So that means that emptiness is fullness.
Before everything was born there was silence, and Nothing.
The power to start is the power to create and that proves I am a creator.
We are gods. Gods of emptiness..
The doubt, it's a door for everything and for nothing.
Is an evidence that the suggestion has began.
If we can be not sure about the things, that means things are profoundly meaningless...
and we don't have a duty to weigh them.
Assist doesn't mean value.
There is no name for the things as their selfs.
There are meanings and signifiers.
The rest is throwing an anchor in an abyss.
Erase the value attributed to the things free us of guilty.
And free us to live freely sensations, intentions and immaginations, to experience spontaneity.
Erase time as a concept and all its signs should be projected us in a "just being"! Refinding itself for what it really is, without constructions, social conditions, morality, chains of mortality and concreteness is the new way of the no-way of being.
Now it's an eternal now.
Thoughts are constantly passing through, but if I look to them distantly I may recognize that they are external to me.
Intangible reigns.
Inside is just a movement of feelings, mirros of shades.
I try to use this moment to Erase all my self and to celebrate this madness.
To die every second under the pressure of reality.
Fuck!
Facing reality as it is.
An emptiness.
Solitude. Incapable, inexplicable, unspeakable, so distant thing (?).
There's only a misunderstanding about the dream we were caughted in,
there's no life.
No hopes.
No aim to reach.
Not an after and not a before.
We are Eternal,
not this body, not this personality, not this stuff... we do not belong to the human being.
It's an illusion of our senses, of our holographic interface...
Have you ever thinked that you could be more than all the things that were there before?
or are you believing that you're not enough?
Are you numb, comparing yourself to the ideas of others?
The social system requires you to be something.
It requires you to mask your self, your expression, your emotions, and your ideas of concepts.....
That is an unberable sadness, an unsustainable perdition.
And maybe we are all lost inside it!!!!
YOU ARE ( trembling )
The only thing we can do for ourself is to let our imperfection go, is to free our inner core and open it to endless possibilities.
Slide with fate, accept the manifest as it is, without your appraising.
Without fearing or worrying about later, about the others.
About to lose a part of us or our coherency.
We don't have to give to others the power to change or to judge us.
To improve is an epitome to be Centered.
There, is where we can
(maybe)
reach and collect the Truth . . .